
L’isola di Bali evoca paesaggi marini, con lunghe spiagge affacciate su un mare turchese e circondate da palmeti curvi sull’acqua. Questo luogo offre però molti di più, non solo per i molti templi antichi che sono sparsi un po’ ovunque sull’isola, ma anche per le oasi di natura incontaminata che si possono ancora attraversare.
Per questo vi propongo di alzarvi dalla sdraio e avventurarvi sulle strade di Bali, per scoprire le sue bellezze più nascoste e assaporare da vicino l’atmosfera induista che pervade tutta l’isola.
La guida di un’auto sulle sue strade non presenta particolari difficoltà, solo ricordatevi che si deve tenere la sinistra. Il traffico è caotico solo nella capitale, Denpasar, ma appena usciti dalla cerchia urbana si riduce moltissimo. Certo va mantenuta una costante attenzione per i ciclisti e i motociclisti che possono adottare stili di guida molto «creativi» e quindi comparirvi improvvisamente davanti. Le strade sono tenute in discrete condizioni, anche nelle zone più periferiche.
Sulle strade di Bali: in auto o in moto?
Il vero problema che può rendere difficile viaggiare in auto da queste parti è la quasi completa assenza di segnali di indicazione. Considerando che tutta l’isola è solcata da una miriade di piccole strade, a volte può essere difficile imboccare quella giusta. Fortunatamente i navigatori possono essere di grande aiuto, avendo l’accortezza di scaricare in anticipo le mappe necessarie e poterli così utilizzare anche offline (leggi il nostro tutorial su come scaricare le mappe offline su Google Maps). Infatti, non tutta l’isola è ben coperta dalla rete cellulare e dove ci si può collegare il consumo di traffico dati può essere molto costoso.
Nell’isola si possono anche noleggiare con molta facilità le moto, ma se viaggiate in due o più persone l’opzione auto è decisamente migliore. Con l’auto sarete anche al riparo dagli acquazzoni, più frequenti nella stagione delle piogge (da novembre a marzo), ma possibili anche nella stagione secca (da aprile a ottobre). Inoltre, anche se la temperatura media non oscilla molto durante tutto l’anno, rimanendo intorno ai 26 gradi, l’umidità è spesso piuttosto fastidiosa e un buon impianto di condizionamento può rendere più gradevole il viaggio.
Devo comunque ammettere che dopo aver viaggiato in differenti zone dell’Indonesia, Bali è l’isola dove ho trovato il clima più piacevole.
La disponibilità di alloggi è capillare in tutta l’isola, per scegliere la vostra sistemazione potete fare qualche ricerca nel sito web di Holidu, un motore che vi propone Hotel e anche case vacanza.
Bali in auto: un paesaggio sempre più verdeggiante
Il nostro itinerario parte da Denpasar, la capitale dell’isola, luogo molto vivace e sede della maggior parte degli hotel affacciati sul mare. Come vi dicevo, questo è l’unico luogo dove troverete un po’ di traffico, ma comunque nulla di straordinario.
Vi consiglio di uscire dalla città seguendo la strada principale che costeggia la spiaggia di Sanur, il Bypass Ngurah Rai. Procedendo verso nord arriverete ad un grosso incrocio dove dovrete voltare a destra, seguendo le indicazioni (ben mimetizzate tra la vegetazione) per Ubud/Besakih.
Tra bancarelle di frutta e verdura, porchette allo spiedo, statue ornamentali e accessori auto, la strada vi porterà rapidamente fuori città. Lungo il cammino inizierete già a vedere alcuni templi minori, che sono numerosissimi, ma vi consiglio di non fermarvi ad ognuno di questi, altrimenti il vostro viaggio sarà interminabile. È necessario fare una selezione ed entrare a visitare i più importanti e suggestivi.

Mentre la strada entra in un paesaggio sempre più verdeggiante, e le case si fanno sempre più diroccate, ci si trova ormai nell’interno dell’isola. Dopo circa una ventina di chilometri dalla capitale dovete girare a destra ad un incrocio, totalmente privo di segnalazioni, tra il distributore della Pertamina e il supermercato Coco Market, imboccando Raya Singakerta in direzione est.
Da qui la strada inizia a farsi più stretta, attraversando altri piccoli borghi, ma sempre incorniciata tra palme da cocco e altre piante esotiche.
Dopo circa 2,5 km la strada finisce. Qui dovete girare a sinistra, proseguire per circa 180 metri e poi voltate a destra sul viale Made Lebah. Restano da percorrere poco meno di tre chilometri e si raggiunge la nostra prima tappa: il tempio di Goa Gajah (Grotta dell’Elefante in indonesiano).
Goa Gajah: la Grotta dell’Elefante
Goa Gajah non è il tipico tempio induista che vi potreste aspettare. Piuttosto è una grotta, luogo di culto, circondata da un cortile con piccoli edifici religiosi. Tra questi si trova un wantilan, una tradizionale sala riunioni balinese. Il sito è ricco d’acqua, presente in piccole cascate, fontane e vasche contornate da statue antiche che rappresentano gli angeli indù.
Il punto più suggestivo resta comunque l’ingresso alla grotta. Un passaggio tra le ampie fauci di un’inquietante creatura scolpita nella roccia, che ricopre e decora con splendide incisioni gran parete esterna della grotta. Anche le statue dei due guerrieri posti ai lati dell’ingresso sono piuttosto minacciose, anche se ormai piuttosto malandate.

Trattandosi della Grotta dell’Elefante, non può mancare una statua dedicata a questo animale, che si presenta con la proboscide protesa in avanti come nel pieno di un barrito.
Ai giorni nostri questo tempio è utilizzato da buddisti e indù come luogo di culto e formazione delle due religioni.
Ricordate che per entrare in questo, come negli altri templi di Bali, è necessario vestire in modo sobrio. Quindi se siete abbigliati in stile balneare, con pantaloni o gonne corte, dovrete coprirvi con un pareo. I parei sono disponibili all’ingresso del tempio e possono essere noleggiati con una piccola donazione.
Come vedrete gli induisti sono molto rigorosi sugli aspetti pudici dell’abbigliamento, tanto che coprono con parei anche le parti sospette di indecenza delle statue.
Al tempo stesso l’induismo ha degli aspetti molto dolci nei confronti delle sue divinità. Vi potrà capitare di vedere i bambini che al mattino «recitano» le loro preghiere componendo delle vaschette create con foglie verdi e riempite di piccoli fiori. Queste creazioni vengono poi lasciate andare sul mare, sui fiumi o anche nei piccoli rivoli d’acqua che corrono ai bordi delle strade.
Bali in auto: un’atmosfera spirituale
Lasciato il tempio si prosegue sulla stessa strada, verso est, per circa 500 metri. All’incrocio, caratterizzato da un imponente monumento con statue di divinità, dovete volare a sinistra e puntare a nord.
Si continua a viaggiare tra piccoli nuclei abitati e minuti appezzamenti agricoli, mentre la strada continua ad essere contornata da palme e piante fiorate.
Dopo circa 12,5 km entrerete in un centro abitato, fate attenzione perché dovrete girare a destra e imboccare la stretta Bayu Brata. Altri 200 metri circa e arriverete al Candi Tebing Gunung Kawi (Il Tempio della scogliera di Gunung Kawi).

Questo piccolo tempio si sviluppa lungo una parete di roccia che le fa da anfiteatro, il tutto immerso in una fitta vegetazione tropicale. Tra fontane, grotte e piccoli corsi d’acqua si possono osservare edifici dedicati alla preghiera, in un ambiente tranquillo che predispone alla meditazione.
Certo non è il tempio più imponente di Bali, ma la sua posizione e la sua totale immersione nella natura lo rende affascinante, ricco di un’atmosfera spirituale che coinvolge profondamente.
Nella parte esterna de tempio potrete anche vedere le tombe di alcuni membri della famiglia reale. In realtà i loro corpi non sono sepolti qui, ma in una delle grotte del tempio.
Il Tempio di Tirta Empul
Tornate verso il centro del paese, lungo la strada principale, e puntate ancora verso nord. Poco più avanti arriverete ad un altro incrocio con al centro una statua che rappresenta una divinità. Qui voltate a destra e dopo circa 700 metri raggiungerete all’ingresso di un altro tempio: il Tempio di Tirta Empul (acqua che sgorga dalla terra, in indonesiano).
Una volta parcheggiata l’auto nell’ampio parcheggio disponibile, potrete salire sui viottoli che portano alla struttura di questo splendido edificio religioso. La sua caratteristica principale è l’abbondanza d’acqua che viene utilizzata per i bagni rituali. Il tutto immerso in edifici ornati da statue particolarmente suggestive.
Si dice che le sorgenti di questo luogo siano state create dal dio Indra e che la loro acqua possa purificare coloro che vi si bagnano.

Il tempio è dedicato alla triade divina composta da Vishnu, dio dell’acqua, Shiva, signore del tempo che governa la continua alternanza dei processi di creazione, distruzione e ricostruzione, e Brahma, dio supremo della creazione.
Superato il primo portale di ingresso arriverete nel cortile esterno del tempio. Da qui un altro cancello vi porterà al cortile centrale, superando le consuete statue di feroci guardiani armati. Qui vedrete le sorgenti che sgorgano in una grande vasca e da qui passano attraverso 30 fontane per raggiungere le vasche di purificazione.
Il processo di purificazione è lungo e prevede che i fedeli immergano la loro testa, in ordine, sotto ciascuna delle fontane tranne due, che hanno lo scopo di purificare solo i morti. Questo rituale di purificazione viene chiamato in indonesiano melukat.
L’importanza di questo antico tempio, istituito nel 926 d.C., si riflette sul numero di persone che vi accedono, sempre molto elevato. Il relativo affollamento del luogo non ne compromette comunque la spiritualità che si percepisce in ogni suo angolo. Per questo, non affrettate la vostra visita, prendetevi il tempo per sedervi ad ammirare con calma questo luogo, percependone i suoi influssi. Un momento di meditazione, per avvicinarvi alla spiritualità induista e scoprire inaspettatamente qualche parte nascosta di voi stessi.
Bali in auto: non solo riso
Completata la visita al tempio, tornate a guidare verso nord su viale Tampaksiring, continuando a viaggiare tra le piccole case malandate che si trovano ai bordi della strada e i piccoli negozi di alimentari che si susseguono uno di seguito all’altro.
Dopo circa 4 km potete fare una breve pausa per visitare una piccola piantagione di caffè balinese. Considerando che l’isola è dominata dalla coltura del riso, trovare una coltivazione dedicata a questa bacca offre un’immagine alternativa dell’agricoltura locale. Avrete modo di assaggiare differenti tipi di caffè, ma non pensate di trovare un espresso all’italiana.
Continuate a puntare verso nord, mentre la strada inizia a salire di quota in modo sensibile. Dopo circa 13 km noterete sulla sinistra un edificio dall’insolita architettura appuntita. È il Museum Geopark Batur, un piccolo museo che raccoglie informazioni geologiche su questa parte dell’isola. Non mancano informazioni sulla fauna locale e sulle popolazioni che nel corso dei millenni si sono avvicendate in questa regione. Per avere un’idea sul materiale esposto nel museo potete guardare il filmato qui sotto.
Sul bordo del cratere
È decisamente importante conoscere la geologia di questi luoghi, considerando che ci troviamo proprio sul bordo del cratere di un enorme vulcano: il Batur.
In passato questo vulcano era più alto ed appuntito. Poi, a causa di una imponente eruzione, la montagna è esplosa e la parte superiore del suo cono è collassata all’interno del gigantesco cratere che si è formato. Così oggi è visibile la parte originaria della cima del vulcano, che presenta ancora dei piccoli crateri sulla sommità, e ai suoi piedi un grande lago, che si è formato all’interno del cratere.
Per ammirare belle vedute sul vulcano, ancora oggi attivo, imboccate la strada che si trova sul lato opposto del Museum Geopark Batur, prima di passare sotto l’arco che funge da ingresso al geoparco. Vi troverete così a percorrere la parte meridionale del bordo del cratere e, una volta usciti dal primo tratto di fitta vegetazione, avrete modo di ammirare splendidi panorami sull’intero vulcano.

Se preferite ammirare il lago da vicino, e quindi il vulcano dal fondo del cratere, superate l’arco e dopo poche centinaia di metri voltate stretti sulla destra, compiendo un tornante che vi porta a scendere verso la superficie dell’acqua. Arrivati in fondo troverete piccoli locali e terrazze affacciate sull’acqua, dove sorseggiare un tè ammirando il paesaggio.
Ancor più fornita di caffè e ristoranti con terrazze panoramiche è la strada che dal Museum Geopark Batur prosegue verso il lato ovest del vulcano, sempre mantenendosi sul bordo del cratere, a circa 1.300 metri di altitudine.
Bali in auto: la strada si fa tortuosa
Mantenetevi su questa strada fino a percorrere quasi tutto il lato occidentale del cratere, fino ad arrivare ad una stretta curva a sinistra (circa 12 km dal Museum Geopark Batur), da dove inizia la discesa sul versante opposto del vulcano. Da qui la strada si fa piuttosto tortuosa, ma attraversa uno splendido territorio verdeggiante, dove la vegetazione cresce rigogliosa, merito di un terreno vulcanico ricco di nutrienti e dell’abbondante quantità di acqua sempre disponibile.
La strada, oltre che tortuosa, è piuttosto stretta. Fate quindi attenzione alle auto, e soprattutto alle moto, che procedono in senso inverso. Se avete fame potete fermarvi in uno dei chioschi che si trovano lungo il percorso. In queste bancarelle potrete comprare le dolcissime banane appena raccolte nelle piantagioni che si trovano nelle vicinanze del vulcano.
A poca distanza dalla sommità del cratere, troverete il piccolo tempio di Indrakila, costruito nel 1100 d.C. Anche se non è particolarmente maestoso è pervaso da un’atmosfera spirituale molto raccolta. Al suo interno si trovano edifici dedicati alla preghiera e piccoli altari con le statue delle divinità indù. I tetti tipicamente orientali, con gli apici rivolti all’insù, e la fine cesellatura delle statue e di tutti gli elementi decorativi degli edifici ne fanno davvero un piccolo capolavoro.
A volte questo versante della montagna è avvolto dalle nuvole, ma l’atmosfera all’interno del tempio non si rovina per nulla, anzi diventa ancor più suggestiva. Immaginate di camminare tra gli edifici del tempio avvolti in una sottile coltre di nebbia, mentre si sente il cinguettio degli uccelli.
Fate attenzione, perché il tempio non è ben visibile dalla strada e i cartelli che lo indicano sono sostanzialmente inesistenti. Come riferimento, si trova a circa 19 km dal Museum Geopark Batur e l’accesso si trova su una strada secondaria, parallela alla principale.
Il profumo delle spezie
Continuate la vostra discesa per altri 8 km circa e arriverete al Museo delle Spezie. Non immaginatevi un museo nel senso classico del termine, troverete solo qualche capanna dove sono esposte le spezie tipiche di Bali. Però se vi piace farvi inebriare dal loro profumo, alla base di tutti i piatti di cucina asiatica e di molti rimedi naturali per le malattie, vale la pena fare una breve sosta per visitare l’esposizione. Potrete immergervi in un mondo di profumi naturali, scoprendo anche alcune essenze a noi poco familiari.
Dopo circa 7 km si arriva ad un altro luogo interessante, dove avrete l’opportunità di fare un bagno insolito, nel caso la giornata fosse particolarmente calda. Per raggiungerlo dovete seguire un piccolo viottolo che scende sulla sinistra, indicato da quello che sembra un cartello pubblicitario con la scritta Hidden natural swimming pool. Ai bordi di una stretta gola, completamente ricoperta dalla vegetazione, troverete una grande piscina che sfrutta l’abbondante acqua del luogo. Qui si può fare il bagno e ammirare lo spettacolo di alcune alte cascate che sembrano sgorgare tra le piante e si gettano nel fondo della valle, dove scorre un piccolo torrente.
Altri 12 km circa e il nostro itinerario si conclude nella città di Boengkoelan, situata a pochi chilometri dal punto più settentrionale dell’isola di Bali. Se volete pernottare in questa zona e esplorare le spiagge affacciate sul Mare di Bali, potete scegliere tra i molti hotel disponibili lungo il litorale (potete fare una ricerca sul sito web di Holidu).
Questo è il primo itinerario che vi propongo nell’interno dell’isola di Bali, ma presto sarò da voi con un altro percorso spettacolare, per distogliervi dalla monotonia delle giornate passate ad arrostire al sole. Nel frattempo potete farvi ispirare da un altro itinerario esotico che vi ho proposto, lungo le strade dell’Uzbekistan.
Oppure potete farvi ispirare dai libri che ho pubblicato e suggeriscono itinerari di viaggio, da percorrere in auto sulle strade dell’America Latina e dell’Alaska.
Franco Folino