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Il Machu Picchu è irraggiungibile: le proteste divampano nel sud del Perù

Chi aveva programmato di visitare il Perù in questo periodo ha fatto una scelta davvero sfortunata. Le proteste che divampano nel paese da ormai molte settimane coinvolgono in particolare il sud della nazione, in particolare le città di Arequipa, Juliaca, Moquegua, Tacna e Cuzco.

Proprio a Cuzco, che è la porta di accesso al Machu Picchu, le proteste sono state particolarmente violente e i manifestanti hanno cercato in queste ore di conquistare l’aeroporto bloccandone l’operatività. Già lo scorso dicembre l’aeroporto era stato chiuso per quattro giorni a causa delle manifestazioni.

Sempre a casa delle rivolte è stata temporaneamente sospeso anche il servizio del treno che collega Cuzco al Machu Picchu, il sistema più utilizzato per raggiungere lo splendido sito archeologico, situato alle porte della foresta amazzonica.

Un colpo di stato fallito?

Le violente proteste della popolazione sono iniziate a seguito dell’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo, lo scorso dicembre, accusato di aver tentato di sciogliere il Congresso con un presunto colpo di stato.

I manifestanti chiedono le dimissioni del nuovo presidente Dina Boluarte ed elezioni anticipate.

La situazione è estremamente grave e gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine stanno diventando sempre più sanguinosi. Spostarsi nel paese è diventato quindi decisamente pericoloso e potrebbe essere proclamato un coprifuoco, già introdotto transitoriamente nei giorni scorsi.

Per informazioni aggiornate potete consultare il sito del Ministero degli Affari Esteri: viaggiare sicuri. La Farnesina invita gli italiani presenti temporaneamente in Perù a valutare l’opportunità di anticipare la partenza. Purtroppo i giornali italiani stanno fornendo una copertura molto limitata sulle rivolte in Perù e le informazioni più aggiornate sono difficili da reperire. Una fonte alternativa può essere il sito del quotidiano El Comercio.

Franco Folino

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