
Testo e foto di Franco Folino
Il Messico è un paese di grande fascino, dove si possono trovare splendide spiagge caraibiche, ma anche antiche città ricche di fascino. Vi voglio proporre un viaggio da percorrere in auto nel cuore del Messico, tra due citta maya: la famosa Palenque, con i suoi enormi templi a gradoni, e la meno nota Uxmal, immersa nella foresta tropicale dello Yucatán.
Seguendo il percorso, lungo complessivamente circa 524 km, si attraversano gli stati di Chiapas, Tabasco, Campeche e Yucatán, un’area del Messico contraddistinta dalla presenza di numerosi siti maya, grandi e piccoli, diffusi ovunque nel territorio.
Lungo l’itinerario si avrà l’opportunità di conoscere il popolo messicano, con tutti i contrasti che lo caratterizzano. Si incontreranno i cittadini più moderni e abituati al contatto con i viaggiatori che giungono qui da tutto il mondo. Sarà però possibile incontrare anche gli abitanti delle zone più rurali, che vivono in condizioni di vita incredibilmente semplici. Proprio qui vi sorprenderà la loro curiosità per il viaggiatore e la voglia di conoscerlo. Ne apprezzerete l’estrema cordialità e il loro spiccato senso di accoglienza.
Il nostro viaggio inizia a Palenque, ma il punto di arrivo in questa regione del Messico è Cancún, per i numerosi collegamenti aerei che lo collegano con tutto il resto del mondo. A Cancún sono inoltre disponibili numerose agenzie di noleggio auto, in aeroporto o in città.
Per gli alberghi la scelta è abbastanza buona in tutto il paese. Più vi allontanate dalle rotte turistiche minori sono le scelte. Potete fare qualche ricerca nel sito web di Holidu, un motore che vi propone Hotel e anche case vacanza.
Il Messico e le città maya: il viaggio in auto
Viaggiare in Messico con un’automobile privata non presenta particolari problemi. La rete stradale è molto capillare e le arterie principali ampie e scorrevoli. Le condizioni di mantenimento sono eccellenti e il traffico, al di fuori delle città, è davvero molto scarso.

Non vi è alcuna necessità di noleggiare un fuoristrada. Questo è un bel vantaggio per contenere il costo del viaggio. Anche i luoghi più nascosti da visitare dispongono comunque di vie di collegamento facilmente percorribili, perfino con una comune berlina. Le strade che andremo a percorrere sono quasi tutte asfaltate e le poche non pavimentate sono comunque tenute in perfette condizioni.
Quando noleggiate l’auto assicuratevi di avere una copertura assicurativa completa e senza franchigie. Questo farà forse lievitare un po’ il costo, ma è indispensabile per viaggiare in tutta tranquillità.
Se volete avere sottomano una semplice e rapida guida che vi permette di affrontare il noleggio di un’auto senza il timore di fare errori e avere poi sgraditi imprevisti, leggete il nostro breve articolo “Le 12 regole per noleggiare un’auto senza sorprese“.
In Messico è possibile guidare con la patente del proprio paese, ma spesso viene richiesta un’età minima di 21 anni.
Viaggio in auto in Messico: Palenque
Palenque è una ormai diventata una grande città di oltre 100.000 abitanti, cresciuta grazie all’omonima e famosa zona archeologica che si trova a circa 15 km a ovest del centro.
Sono a disposizione alberghi e ristoranti per tutte le tasche, ma l’elemento irrinunciabile è l’aria condizionata. Alcuni hotel dispongono anche di una piscina, ottima per rinfrescarsi e riposare sulle sdraio che la circondano, all’ombra di qualche palma.
Due sole raccomandazioni tra le tante strutture disponibili. La prima è per l’Hotel Ciudad Real Palenque, localizzato all’ingresso nord della città. Ha un ottimo rapporto qualità/prezzo e un discreto ristorante interno. La seconda è un ristorante, il Maya Cañada (Primera Avenida Nte. Pte. 10, Tel. +52 916 345 0216), dove potrete trovare una vasta scelta di piatti tipici, per tutti i gusti. Unico difetto di questo locale è che la sala da pranzo è all’aperto e quindi non c’è aria condizionata. Tra i tavoli ci sono solo alcuni ventilatori, solitamente contesi in modo agguerrito dai clienti del locale.
Palenque: il sito archeologico
Per raggiungere la zona archeologica dal centro città si devono percorrere circa 15 km. Arrivati al parcheggio si sarà accolti da una schiera di guide. Tutte propongono una visita del sito in loro compagnia, in qualsiasi lingua del mondo. Il costo è molto contenuto e vale la pena farsi aiutare per una prima esplorazione. Ci sarà poi tempo per raggiungere in autonomia angoli nascosti e avventurarsi tra gli edifici ancora diroccati, più nascosti dalla fitta vegetazione.

Si crede che i primi insediamenti maya iniziarono in questo luogo attorno al 100 a.C. Il nome della città non era Palenque ma Lakam Haci. Era un villaggio prevalentemente agricolo, favorito dalle numerose sorgenti d’acqua della regione. Per questo si pensa che il suo nome originario significhi “grande acqua”.
La popolazione crebbe rapidamente nel corso del periodo Classico, fino a formare una città importante ed essere la capitale della regione di B’akaal.
Dopo il 900 d.C. la città iniziò il suo lento ma inesorabile declino, fino a essere completamente abbandonata. L’ambiente in cui si era sviluppata era formato da una vegetazione così rigogliosa che in poco tempo la foresta coprì completamente gli edifici, occultandola per secoli.
Tre edifici maestosi
Quando si imbocca l’entrata del sito, ci si trova subito immersi in un ambiente maestoso e suggestivo. Colpiscono le alte piramidi, i templi e i palazzi, tutti circondati da una rigogliosa foresta tropicale.
Arrivati nel primo piazzale ci si trova attorniati da tre edifici maestosi. A destra un gruppo di tre costruzioni che si susseguono: il tempio della Calavera, il tempio della Regina Rossa e il tempio delle iscrizioni. Il primo è così chiamato per il teschio che si vede chiaramente alla base della colonna centrale, sulla sommità. Il secondo ospitava in un sarcofago, i resti di quella si pensa sia stata una regina, dipinti con un pigmento rosso. Le ricerche fanno credere che si tratti della tomba di Tz’akbu Ajaw, che nel 624 si sposò con il re Pakal, uno dei più potenti sovrani tra quelli che si sono alternati sul trono di Palenque.

Il tempio delle iscrizioni è a sua volta la tomba di re Pakal. L’edificio è caratterizzato da una scala di 25 metri che sale fino alla parte superiore del tempio, sorretta da sei colonne che riportano nella loro facciata dei bassorilievi colorati, purtroppo in larga parte distrutti. Questa piramide a gradoni contiene al suo interno la camera funeraria di Pakal, raggiungibile attraverso un cunicolo che scende dalla sommità fino nel centro della piramide. Fu la prima tomba di un re a essere ritrovata all’interno di una città maya.
A lato di questo complesso sorge l’edificio più imponente del sito, el Palacio. Sede del potere della città è articolato in numerose stanze e cortili, con stucchi e decorazioni colorate, frutto di successivi lavori promossi dai reggenti che si sono susseguiti negli anni.
Viaggio in auto in Messico: da Palenque a Escárcega
Il giorno successivo alla visita della città antica si può partire per il primo trasferimento del viaggio che ci porterà fino alla città di Escárcega, nello stato di Campeche, dopo un breve attraversamento dello stato di Tabasco. I chilometri da percorrere sono circa 214.
Si deve uscire dalla città puntando in direzione nord, mantenendosi sulla Ruta 199. La strada, a tratti a quattro corsie, è quasi sempre scorrevole, anche se in questa prima parte attraversa i sobborghi di Palenque, particolarmente animati e ricchi di servizi per l’auto (e per i camion), quali gommisti, stazioni di servizio, carrozzerie, officine e autoricambi. Sono molto più numerosi che in qualsiasi altra città abbiate mai visitato, sembra che da queste parti tengano molto alla cura dell’auto. Oppure, devono… averne, vista l’età media del parco auto circolante.
Usciti dalla zona abitata, la strada è subito fiancheggiata da una ricca vegetazione. In alcuni tratti sono visibili anche ampie piantagioni di palme.
Può capitare di trovarsi davanti qualche camion che procede a rilento, immerso in una nuvola di fumo nero, ma il traffico è talmente scarso che superarlo non è un problema.
La strada scorre in una vasta pianura, proseguendo con lunghi rettilinei, fino a quando, dopo circa 28 Km si arriva nei pressi di Catazajá e al grande incrocio con la 186. Qui bisogna voltare a destra, in direzione di Escárcega. La Ruta 186 appare un po’ più trafficata, ma si può comunque mantenere una buona velocità media.

Il territorio è ricoperto da una vegetazione rigogliosa, a tratti è coltivato, a tratti è completamente abbandonato e selvaggio. Dal piccolo abitato di Emiliano Zapata inizia un lunghissimo rettilineo, di circa 16 km, che scorre in un vasto territorio quasi completamente disabitato, fino al bivio con la 203 che porta alla frontiera con il Guatemala.
Un’ampia curva porta quindi ad un altro lungo rettilineo che arriva fino alla frontiera che divide gli stati di Tabasco e Chiapas, posta nel mezzo del fiume Usumacinta. Godetevi il passaggio su questo ampio corso d’acqua che con i suoi 1.123 km è il fiume più lungo dell’America Centrale.
Appena superato il ponte si trova un posto di controllo della polizia e una barriera per il pagamento del pedaggio stradale.
Dopo aver percorso solo una decina di chilometri ci si trova alla frontiera successiva, quella con lo stato di Campeche. In questo punto si trova un posto di controllo federale, dove si svolge un’ispezione fitosanitaria dei veicoli, per esaminare i prodotti vegetali e animali trasportati, ed effettuare eventuali controlli doganali, che riguardano però solo i mezzi commerciali.
Dopo qualche ulteriore lungo rettilineo la strada attraversa il piccolo borgo di El Aguacatal. Qui sarete costretti a rallentare, per i venditori di frutta e bevande che hanno il loro chiosco ai limiti della strada, ma che si mettono in piedi, nel mezzo della carreggiata, per proporre i loro prodotti ai passanti. Anche se i succhi di frutta dai colori sgargianti hanno un’aria particolarmente allettante, limitatevi, nel caso, a comprare frutta da sbucciare o prodotti confezionati. Non accettano carte di credito…
Una volta superato il Rio Candelaria la strada punta in direzione nordovest e dopo circa 52 km vira bruscamente a destra, entrando nel piccolo abitato di Licenciado Gustavo Díaz Ordaz. Ancora 28 km circa e si raggiunge Escárcega.
Viaggio in auto in Messico: da Escárcega a Champotón
Una volta arrivati a Escárcega bisogna tenere la sinistra, evitando di entrare nel centro della città. Vanno seguite le indicazioni per Campeche.
Superato il traffico del centro urbano la strada punta dritta verso nord e torna a essere tranquilla. La monotonia della strada viene rotta dalla rigogliosa vegetazione che cresce ai suoi lati e dai piccoli rilievi collinari che fanno salire e scendere il nastro di asfalto.
Dopo questo lungo rettilineo di circa 84 km si arriva a Champotón. Anche qui, come in tutti i paesi che si incontrano, la strada si trasforma in un viale a quattro corsie, ma il traffico non è mai molto. Fate attenzione alle indicazioni stradali, perché è necessario continuare a seguire le indicazioni per Campeche.
Imboccato un vialone sulla sinistra si arriva improvvisamente sul mare. Abbiamo raggiunto il golfo del Messico. Da qui la strada segue la costa fino a Haltunchén.
A pranzo sul Golfo del Messico
La città di Champotón si trova alla giusta distanza dalla partenza per programmare una sosta pranzo. Potete approfittare dei diversi ristoranti che si affacciano sul mare. Uno che vi consigliamo è il Restaurante El Timon a circa 900 metri dalla prima rotatoria che si incontra. Ha una bella terrazza all’aperto ed è circondato da piccole barche di pescatori che fanno ben sperare per il menù.

Alla maestosità del viale alberato che segna il lungomare si contrappongono le piccole casette che compongono la città. Verso il confine urbano settentrionale la strada supera con un ponte la foce del Río Champotón e prosegue regalando splendide viste sul golfo del Messico. Non aspettatevi però paesaggi caraibici, con spiagge bianche e palme piegate a filo d’acqua. In realtà in questo tratto di costa la spiaggia è molto stretta e il colore del mare non è quello del versante caraibico.
Tutto il tratto da Champotón fino a Mérida mantiene le due carreggiate separate. A Haltunchén la strada si allontana dalla costa e si arriva rapidamente a San Francisco de Campeche.
Viaggio in auto in Messico: San Francisco de Campeche
La tangenziale esterna tiene lontani dal centro della città, ma si tratta di un bel centro abitato, con case in stile coloniale e vestigia di fortezze spagnole.
San Francisco de Campeche fu fondata nel 1540 dai conquistatori spagnoli sulla preesistente città maya di Can Pech. La città conserva molte delle antiche mura coloniali e delle fortificazioni spagnole che la proteggevano dai pirati.
Da Champotón a Campeche si percorrono circa 62 km e si devono percorrere altri 160 km circa per raggiungere la destinazione finale di questa tappa: Uxmal.
Partendo da San Francisco de Campeche ci si mantiene sulla 180 per 113 km, fino al piccolo paesino di Maxcanú. Poco prima di arrivarci, i cartelli di confine ci informano che abbiamo lasciato lo stato di Campeche e siamo rientrati in quello dello Yucatán. Qui bisogna prendere lo svincolo sulla destra e seguire le indicazioni per Uxmal e Chetumal.
La strada diventa subito più stretta e la vegetazione è così pressante ai suoi lati da farla sembrare ancora più piccola. Altri 29 km circa e si raggiunge la periferia di Muna, da qui, proseguendo verso destra, ci sono altri 45 km per raggiungere il sito archeologico di Uxmal.
Non ci sono moltissime scelte per il pernottamento in zona. Anche i ristoranti non sono molti. Uno dei migliori hotel, in rapporto al costo, è l’Uxmal Resort Maya. Ha il vantaggio di essere vicino al sito archeologico, possedere un ristorante accettabile e una discreta piscina.
Uxmal e la Ruta Puuc
Se avete dormito nei pressi del sito vi sarà facile raggiungerlo nelle prime ore del giorno, evitando così le orde di turisti che arrivano con gli autobus in tarda mattinata. Subito dopo l’ingresso è disponibile un ampio parcheggio alberato, dove è possibile lasciare l’auto, all’ombra. Cosa non di poco conto, visto il clima.
Prima di tutto colpisce la sua localizzazione, al centro di una fitta foresta tropicale. Gli edifici sottratti alla vegetazione e al degrado del tempo non sono molti, ma sono tutti maestosi. Un’altra caratteristica del sito è la preziosità delle decorazioni e degli intarsi che appaiono su gran parte degli edifici.
Uxmal fu una città del periodo Classico. I suoi edifici ben rappresentano l’architettura Puuc, con muri bassi lisci e parti superiori adornate da fregi ornati e mosaici geometrici.
Un’altra figura che si incontra frequentemente è il serpente piumato, le cui code sbordano a volte sugli angoli degli edifici, creando curiosi uncini squadrati.
La Piramide dell’Indovino
La Piramide dell’Indovino è l’edificio più grande della città, tanto da sembrare una fortificazione di epoca medievale. È composto da cinque strutture differenziate, di differenti epoche, ognuna con un proprio tempio. L’ultima a essere costruita, la quinta, ha definitivamente ricoperto le precedenti quattro. Del quarto tempio rimane solo un portale sulla sommità. È l’unico tempio con pianta ovale nella cultura maya.

Sulla facciata della Piramide dell’Indovino appaiono immagini di Chaac, il dio della pioggia, serpenti attorcigliati e strisce incrociate.
Uxmal: camminando nella storia
Superata questa piramide, si entra nel Cuadrángulo de las Monjas, un patio situato su una piattaforma quadrata di 120 m di lato. In ogni lato si trovano edifici con molte stanze, per questo fu paragonato a un monastero, una casa delle suore (monjas). In realtà, la sua destinazione d’uso è piuttosto incerta, si ipotizza sia stata un’accademia militare o un palazzo reale.
Le decorazioni degli edifici seguono lo stile Puuc. I muri inferiori sono lisci mentre i superiori sono riccamente ornati. Domina ovunque l’immagine di Chaac, affiancata da teste di serpente e figure geometriche.

Uscendo dall’arco dell’edificio sud si arriva difronte allo spazio dedicato al gioco della pelota, facilmente riconoscibile per il cerchio appeso alla parete del muro, dove doveva essere infilata la palla.
Passando attraverso le due pareti del gioco della pelota, si sale una piccola collina e si arriva alla Casa de las Tortugas. È un piccolo edifico con pareti inferiori lisce e una fascia superiore a colonne verticali affiancate. Sulla sommità, una fascia orizzontale e inframmezzata da figure di tartarughe. I Maya associavano le tartarughe al dio della pioggia Chaac e quindi questo era il luogo in cui si veniva a pregare nei periodi di siccità.
Sulla stessa collina si trova il più imponente Palazzo del Governatore. L’edifico ha una facciata principale lunga 100 metri ed è costituito da tre corpi indipendenti.
Sul lato sud-ovest del palazzo del Governatore si appoggia la Gran Pirámide. L’edificio è diroccato, ma si pensa che in origine potesse essere della stessa altezza della Piramide dell’Indovino.
Viaggio in auto in Messico: la Ruta Puuc
Se ci si può permettere un giorno di viaggio in più, si può percorrere la Ruta Puuc, un breve itinerario che inizia da Uxmal, immerso completamente in una fitta foresta tropicale. Lungo questo percorso, conosciuto anche come la montuosa, si possono incontrare piccoli ma affascinanti siti maya: Kabah, Sayil, Labná e le grotte di Loltún.
Non sono siti archeologici di particolare valore e vi si ripetono sostanzialmente i motivi architettonici già visti a Uxmal. Questo percorso offre però l’occasione di fare una esplorazione della zona, viaggiando nella foresta tropicale che ricopre questa regione del Messico. I visitatori sono davvero pochi e quindi ci si può immergere nell’atmosfera di questi luoghi in tutta tranquillità. Il tragitto di andata e ritorno da Uxmal è di circa 120 km.
Pronti per nuove avventure
Come avrete intuito questo viaggio in auto non vi porta su strade sterrate nel mezzo della foresta, su ripidi pendii di alte montagne o su dune di sabbia. Se è questo che cercate sarà meglio cambiare meta. Magari date un’occhiata ai miei precedenti ebook sul Sudamerica e in particolare su Patagonia, Bolivia e Cile.
Il Messico consente di viaggiare quasi sempre su ottime strade asfaltate, scorrevoli e con poco traffico. Del resto, avventurarsi in auto in zone poco battute, in questa parte dell’America centrale, sarebbe piuttosto rischioso.
Il viaggio che vi ho proposto vi consente di gironzolare in piena libertà in una delle zone più belle del Messico, dove storia e natura sono i veri protagonisti.
Se ti piace girovagare in auto alla ricerca delle testimonianze del passato, leggi anche l’articolo sui castelli moreschi dell’Andalusia.
Altri itinerari in Messico
Per maggiori informazioni su questo ed altri itinerari nel Messico meridionale, tra città maya, foresta e costa caraibica, leggete il mio libro “Scoprire il Messico e le città maya, viaggiando in auto”, disponibile nelle librerie e online, in formato ebook e cartaceo.
